La torre degli orrori, tra storia e leggenda
“La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto…”
Dante Alighieri
A Pisa c’è una torre che ha abitato e inorridito la mente di molti per la tragica storia che vi è ambientata.
È la torre del Conte Ugolino, situata all’interno del palazzo dell’Orologio in piazza dei Cavalieri, nota con il triste nome di torre della Fame.
Ugolino della Gherardesca era un nobile pisano vissuto nel XIII secolo, in piena guerra tra Guelfi e Ghibellini. Se in un primo momento era appartenuto alla fazione ghibellina, passò presto a quella guelfa e fu accusato di tradimento perché considerato responsabile della sconfitta della Meloria.
Venne imprigionato con figli e nipoti, senza un regolare processo, e dopo quasi un anno di prigionia furono murati vivi. Ruggieri degli Ubaldini fece chiudere gli accessi alla torre e gettare le chiavi in Arno; la pena fu atroce e i prigionieri furono lasciati morire di inedia.
La storia ha preso con il tempo derive leggendarie, alimentate dal racconto che ne fa Dante nella Commedia, dove colloca Ugolino nel girone dei traditori della patria.
Qui le interpretazioni divergono, ma il Conte Ugolino è passato alla leggenda per essersi cibato della carne dei suoi eredi. Dante lo condanna a rodere per l’eternità il cranio dell’Arcivescovo Ruggieri, un’immagine che ha stimolato l’estro di molti artisti, da Rodin a Carpeaux, che ne hanno rappresentato la convulsa foga.
Oggi la torre è visitabile e ospita pregevoli edizioni della Divina Commedia e opere letterarie dedicate al Conte Ugolino.

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- di Redazione
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